Ho ascoltato e abbiamo discusso.
Sono partito dalla cosa più ovvia: ho votato da parlamentare europeo il Green Deal, perché sul piano dei principi quella della transizione ecologica è molto più che una sfida. È un obbligo.
Ma giustizia sociale e giustizia climatica devono stare assieme. E da parte di diversi di loro ho sentito un ragionamento assolutamente simile, ben oltre i luoghi comuni che a volte alcuni appiccicano a questi mondi.
Dico di più: non va sottovalutato assolutamente il grido di dolore che viene da parte di un pezzo di popolo del nostro Paese, quello dei “trattori”.
Sono in gioco posti di lavoro e pure scelte che riguardano la qualità dei nostri prodotti e lo sviluppo delle nostre comunità.
Il mondo agricolo, lo sto imparando in questi mesi in Lombardia, ben più di quello che avevo compreso a Bruxelles, è tantissime cose diverse. Non è un blocco indistinto e neppure un blocco di “sovvenzionati” che s’arricchisce sulla pelle della collettività.
Ascoltare, confrontarsi e agire (a partire dalle cose che deve fare subito Regione Lombardia, ancora una volta immobile e capace di non assumersi mai le proprie responsabilità): di questo, anche grazie all’impegno di consiglieri come Matteo Piloni e Marco Carra e ai suggerimenti di ambientalisti e operatori del settore ci stiamo occupando.