“Dietro le scelte operate dal governo italiano d’intesa con la Tunisia e non solo c’è un costo enorme. Un costo in termini di diritti umani violati e vite spezzate. Siamo alla riedizione dell’orrore. Quello a cui abbiamo assistito più volte in tutti questi anni. La Tunisia ricorda, sotto questo aspetto, molto da vicino quel che è avvenuto altre volte quando si è deciso di “difendersi dall’invasione”. Penso alle galere libiche, ai lager con i corpi ammassati, alle donne stuprate nell’indifferenza e forse dovremmo pure aggiungere anche dall’indifferenza. Il grande salto di qualità, ad esempio, proprio rispetto alla Libia è che in questo caso non siamo di fronte ad un tragico errore in termini di strategia politica e di tanta tanta sottovalutazione del contesto. No. Qui siamo di fronte esattamente al risultato che si stava perseguendo. Giorgia Meloni e il dittatore Saïed, hanno fatto un patto: fermare i flussi “costi quel che costi”. Me li vedo al tavolo a parlarne proprio in questi termini. Fingendo entrambi di non sapere quel che così si andava a determinare.”
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