Sono parole gravi e sbagliate quelle del presidente lombardo sul fine vita, che vanno nella direzione opposta rispetto a ciò che lo stesso Fontana aveva dichiarato solo poco più di un mese fa, esattamente il 23 settembre, quando incontrò l’Associazione ‘Luca Coscioni’ a Palazzo Lombardia, appena prima dell’inizio dell’iter della proposta di legge.
Ora Fontana, come (quasi) tutta la Destra in Consiglio Regionale, dice che “non compete alla Regione poter legiferare in questo ambito”.
Non è così.
Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, con l’eccezione dell’ex assessore Giulio Gallera, hanno votato compattamente la relazione del presidente della seconda commissione Matteo Forte, che afferma l’incompetenza del Consiglio regionale sulla materia del fine vita, e quindi sul progetto di legge di iniziativa popolare presentato dall’associazione Luca Coscioni.
Al contrario, la relazione di minoranza presentata da Carmela Rozza, votata da Pd, M5S, AVS, Patto civico, Lombardia Migliore e dal consigliere Gallera, ma bocciata dalla maggioranza, afferma la competenza della Regione sul dettato della legge, che riguarda non il diritto, già affermato da due sentenze della Consulta, ma la procedura sanitaria con cui persone in determinate condizioni di salute, possano accedere al suicidio medicalmente assistito.
Una materia, questa, che attiene alle competenze regionali.
Invitiamo la destra a capire che la Regione deve intervenire a tutela dei cittadini e del personale sanitario, come la stessa Direzione generale del Welfare, ascoltata in audizione, ha lasciato intendere molto esplicitamente. E a non essere impacciata, rendendo impossibile al consiglio regionale di discutere nel merito.
Contestualmente, la destra dia modo al Parlamento di intervenire, perché gli stessi partiti che in Lombardia dicono sia quello il luogo dove affrontare la questione, proprio al Parlamento lo stanno impedendo. Nella seduta di consiglio del 19 novembre, quando il tema approderà in Aula, noi del Pd daremo battaglia.