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Secondo i dati del Ministero dell’Interno, dal 1 gennaio al 17 novembre di quest’anno in Italia ci sono stati 98 femminicidi.

Per l’osservatorio di ‘Non una di meno’ sono stati 106.

Sempre a livello nazionale, nel 2023, 16.947 donne si sono recate in Pronto soccorso a causa di lesioni provocate da uomini. Il 15% di esse aveva già sporto denuncia o querela, dimostrando di conoscere fin troppo bene il proprio aggressore. Le chiamate al 1522, il numero antiviolenza e stalking, sono state 30mila nel 2023 e 48mila nel 2024, con una crescita del 57%, stabilizzandosi oggi a circa 800 al giorno. E poi ci sono i cosiddetti maltrattanti: 560 sono gli autori di reato in trattamento nei servizi gestiti dal Cipm, il Centro italiano per la promozione della mediazione, sul territorio di Comune e Città metropolitana di Milano, anche se quasi tutti risiedono nel capoluogo.

Sono i numeri emersi dall’incontro ‘Violenza di genere: racconto, accoglienza, recupero’, organizzato dal Gruppo regionale del Pd a Palazzo Pirelli, e tenutosi il 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Siamo proprio noi uomini a doverci interrogare per primi su un fenomeno di cui le istituzioni, a partire da Regione Lombardia, dovrebbero occuparsi di più e meglio, partendo dalle scuole, dall’educazione dei più giovani, dalle basi della convivenza.

Ha detto Paola Bocci, che ha promosso la Giornata: “C’è ancora bisogno di parlarne molto, non è mai abbastanza quando si parla di violenza di genere, delle sue ragioni, delle sue radici. Noi vogliamo farlo all’interno di un’istituzione come Regione Lombardia, ma insieme ad altre istituzioni e soprattutto insieme a chi lavora sul territorio e ai Centri antiviolenza. Per questo oggi abbiamo invitato anche chi opera con i maltrattanti, chi si occupa di comunicazione, chi vive le esperienze sul campo. Ricordiamoci che la violenza di genere ha tante sfaccettature, oltre a quella fisica. Ad esempio, quella economica e quella psicologica”.

“Il femminicidio, che in Italia ancora non è considerato un reato a se stante, è un pezzo del problema. Oggi abbiamo cercato di capire questo e quanto fa male raccontare la violenza subita, ma anche quella agita, come emerge dai percorsi di recupero dei maltrattanti. E abbiamo affrontato anche il modo di raccontare la violenza di genere, le parole che vengono usate, in modo spesso distorto, che fa sentire la vittima nuovamente colpita”.

“In questo quadro, noi dobbiamo preoccuparci di tutelare le nostre figlie, le nostre sorelle, le nostre amiche, ma dobbiamo soprattutto imparare a educare gli uomini. Ci deve essere un cambio culturale perché, a differenza di quanto dice il Ministro Valditara, il patriarcato nella società italiana esiste ancora ed è molto forte. E credo che tutti dobbiamo impegnarci a fare molto di più, a partire da Regione Lombardia, in modo coeso con tutti quei soggetti che già lavorano, spesso anche gratuitamente come tanti Centri antiviolenza che abbiamo ascoltato, sul territorio”, ha sottolineato Paola.

Come Gruppo regionale del Pd, abbiamo un progetto di legge regionale sul cosiddetto reddito di libertà che in qualche modo aumenta le possibilità di dare sostegno alle donne anche finanziariamente. Inoltre, bisogna insistere sui percorsi di inserimento al lavoro e abitativo. Ricordiamoci che le donne molto spesso non denunciano perché hanno paura di non bastare a se stesse economicamente. Su questo bisogna lavorare ancora di più, insistendo parallelamente sull’educazione, soprattutto delle giovani generazioni, dei giovani maschi, per cui educazione all’affettività, alla sessualità e al rispetto fin dalla scuola. Nel nostro incontro di oggi abbiamo messo le basi per un progetto di questo tipo, connettendo gruppi e persone

Pierfrancesco Majorino