L’Europa non è più quella di una volta. Scordatevi la “matrigna”, la tecnocrazia, gli oligarchi e i poteri forti. Sono stati talmente tanti i cambiamenti radicali, le svolte improvvise, le innovazioni strutturali che facciamo fatica a riconoscerla. E quando mi dicono, ma perché sei andata a Bruxelles? Là non succede nulla, ecco tra me e me penso… sapessi…
Brexit, pandemia, guerra e crisi energetica hanno profondamente mutato il volto e il modo di agire delle istituzioni europee aprendo, paradossalmente in anni di crisi profondissima, enormi opportunità per una robusta azione comune e un salto in avanti nel processo di integrazione.
Penso in particolare alla svolta sociale e all’abbandono del rigorismo e del paradigma dell’austerità. Nella risposta alla pandemia, le istituzioni europee hanno saputo apprendere dagli errori del passato e mettere in piedi soluzioni innovative e mai sperimentate prima. Il raddoppio del bilancio europeo (altri 800 miliardi di Next Generation Eu che si sommano al bilancio pluriennale di 1084 miliardi), la sospensione del Patto di stabilità e crescita, l’avvio degli Eurobond tramite la messa in comune dei debiti europei, il florilegio delle politiche sociali (dal salario minimo alla parità salariale, dalla direttiva sui riders alla Garanzia bambini), la creazione di un’Unione della Salute e dei Vaccini, testimoniano di una grande versatilità delle istituzioni europee e della capacità da parte dei suoi leader di cooperare e lavorare insieme di fronte a sfide epocali.
Oltre al versante sociale, sono questi gli anni del Green New Deal e delle politiche per la transizione ecologica, con quella grande scommessa, tutta a favore delle prossime generazioni, di arrivare ad emissioni zero nel 2050. L’Europa non ha avuto paura di dire stop alle fonti fossili, ovviamente secondo principi di gradualità, e di introdurre nuove imposte europee riguardanti proprie le imprese inquinanti e le attività industriali che vanno a detrimento delle condizioni già molto deteriorate del nostro pianeta.
Un’alleanza tra misure sociali e verdi che sarà il fulcro della nuova Europa, il centro di un’agenda politica sicuramente più vicina ai cittadini.
Certo la guerra in Ucraina e la crisi energetica potrebbero rovesciare il quadro e farci capitombolare indietro, tra sovranismi e nazionalismi che sono sempre dietro l’angolo. Al contrario, penso che proprio la durezza di questi tempi, l’incertezza e lo smarrimento in cui siamo immersi, richiedano risposte ancora più saldamente europee. Da parte di un’Europa unita, grande, sfacciata e coraggiosa. Altre alternative francamente non ci sono.
Elisabetta Gualmini