Sulla riforma della cittadinanza il Parlamento ha una grande occasione: quella di superare l’attuale legislazione italiana, palesemente discriminatoria.
Per questo, partendo ovviamente dalla nostra proposta dello Ius Soli, siamo pronti a un confronto nel merito per individuare la soluzione più condivisa e ambiziosa possibile, come del resto già affermiamo nella mozione presentata alla Camera alcune settimane fa (mozione che fa riferimento sia allo Ius soli che allo Ius scholae). Ci presenteremo alla ripresa dei lavori parlamentari con spirito costruttivo e desiderio di cambiamento, lo stesso desiderio che anima in Italia associazioni e movimenti che si battono da anni su questo terreno.
Ci confronteremo con svariate realtà e con le altre opposizioni e presenteremo la nostra proposta.
Ci auguriamo che nel centrodestra non prevalga la spinta dei Salvini e dei Vannacci, in altre parole di chi desidera confinare sempre di più il nostro Paese nel sottoscala dei diritti.
Siamo di fronte a una questione di vita vera, che riguarda la condizione di bambine e bambine, ragazze e ragazzi, famiglie, persone che attendono questa legge da vent’anni e sono state spesso tradite dalla politica.
Non si può giocare sulla loro pelle.
Anche dalla Lombardia può arrivare un forte segnale politico per una riforma della cittadinanza.
Proprio da qui, dove, come ci ricorda la Cna, si contano ben 133.592 imprese gestite da immigrati, motore di integrazione e grande contributo alla crescita del Paese, deve arrivare una domanda forte e chiara di riforma degli accessi alla cittadinanza, che modifichi l’attuale legislazione italiana, palesemente discriminatoria. A chiederlo oggi è anche il mondo produttivo, che vede nei fatti la necessità di una riforma nell’interesse del Paese. Anche Cna Lombardia chiede alla politica un intervento serio e celere. Una voce che la politica lombarda deve ascoltare. Noi ci siamo.
Noi facciamo sul serio. Speriamo anche gli altri