A Valencia in 8 ore è caduta la pioggia di un anno.
I morti sono tantissimi.
In Europa si stanno, sempre di più, verificando fenomeni che anni fa pensavamo potessero accadere solo in altre parti del mondo.
O meglio: ci si illudeva che fosse così.
E questo è l’inizio, non la fine o l’eccezione.
E i prossimi anni saranno durissimi e per evitare che possano esserlo ancora di più servirebbe una rivoluzione autentica delle politiche di fronte alla quale tuttavia siamo ancora qua a leggere interventi di chi dice che il problema siano il Green Deal (che è stata una delle poche risposte decenti fornite a livello istituzionale) o i cretini per colpa dei quali si fanno le “ciclabili”.
Serve invece il coraggio e servono risorse pubbliche per accompagnare il massimo della transizione ecologica con misure a sostegno di chi non può pagarne il prezzo sul piano sociale, sapendo che le cose da fare sono molte. Sia sul piano globale per ridurre le emissioni che su quello locale e territoriale. La gestione delle emergenze ad esempio non può essere disegnata su parametri connessi ad un tempo che non esiste più.
Ps: a proposito del fatto poi che la cultura della sostenibilità ambientale sia roba da fighetti, ricchi e radical chic non affannatevi a cercare informazioni.
Anche la strage di Valencia colpisce, ancora una volta, i più poveri e i più fragili spezzando vite e lasciando tanti senza casa, lavoro, mezzi e servizi.