Oggi con Pietro Bartolo e Massimiliano Smeriglio abbiamo inviato una lettera alla Commissaria Ylva Johansson, sottoscritta da 65 parlamentari, in cui chiediamo di fare tutto il possibile per rendere efficace quel meccanismo di ricollocamento volontario la cui inadeguatezza risulta spesso essere un alibi per non consentire a chi è appena stato salvato da un naufragio di sbarcare in un porto sicuro.
Denunciamo da tempo l’inumanità di quello che accade nel Mediterraneo nell’assenza di un meccanismo europeo di ricerca e salvataggio in mare e di una reale solidarietà europea. Abbiamo disperatamente bisogno di una risposta organica dell’UE, ma in queste settimane ci troveremo di fronte a un’emergenza rispetto alla quale non si può rimanere fermi ad aspettare. L’aumento delle partenze nella stagione estiva e la crisi legata alla pandemia di Covid-19 rendono necessario e urgente un impegno forte della Commissione e dei governi europei per evitare che si verifichino altre tragedie. Per questo crediamo che debba prevalere il senso di umanità e di responsabilità di tutti e che l’Europa debba dimostrare un cambio di passo e di atteggiamento anche in questo campo che si manifesti nel breve periodo nella gestione efficace e sostenibile dell’emergenza, e nel medio-lungo periodo in un profondo e strutturale cambiamento delle politiche europee.
Il rispetto della stessa Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE ci impone di non poter considerare come luogo sicuro un paese, come è la Libia, in cui esiste un grave rischio di essere sottoposti alla pena di morte, alla tortura o ad altri trattamenti inumani e degradanti. Per questo non possiamo continuare ad essere complici e finanziatori di bande criminali a cui è stata messa addosso una divisa e che, come abbiamo visto in questi giorni, non hanno alcuno scrupolo. Tutto questo è incompatibile con la nostra idea di Europa e persino con lo stesso senso di umanità.