Milano vive un paradosso: offre grandi opportunità, ma per troppi i suoi costi sono diventati insostenibili.
Per affrontare questa realtà, serve un netto cambio di passo, soprattutto sulle politiche della casa e sull’urbanistica rimettendo al centro l’interesse pubblico.
È una questione che riguarda l’immediato e ancora di più il domani della città.
In altre parole dobbiamo condizionare molto di più gli investimenti privati. Un esempio?
Chi investe sulla trasformazione della città, come i grandi fondi, deve realizzare in cambio migliaia di alloggi accessibili.
Non è più accettabile, inoltre, che a Milano ci siano 16.000 case pubbliche vuote, tra quelle della Regione (oltre 10mila!) e quelle del Comune. È una voragine che va sanata: quelle case vanno recuperate e assegnate.
La vera scommessa per il futuro riguarda i giovani. Dobbiamo garantire un “diritto a restare” a chi oggi ha vent’anni, attraverso misure concrete come il salario minimo comunale e le politiche del lavoro, i trasporti gratuiti per gli under 30, progetti per la Casa mai visti prima e tanto altro.
Per fare tutto questo serve giustizia.
Per questo sostengo con convinzione la proposta di rivedere la tassazione dei super-ricchi: Milano non può essere un paradiso fiscale.
E per il futuro, poi, serve la partecipazione diretta. La persona da candidare a Sindaco va scelta con le primarie.
Ho parlato di questi temi in una mia intervista su La Stampa. Ringrazio Francesco Moscatelli per il confronto.



